Seguendo l’intervista capirete perchè una settimana dopo il festival eravamo a cena insieme. Doriana e il suo violino da tempo sono a due metri del palco più famosi d’Italia.
Abbiamo chiacchierato dei vizi e delle virtù della manifestazione “sempre verde” che tiene incollati per cinque giorni la maggior parte degli italiani, davanti alla tv.
D: C’è chi, come me, paga il canone e ti guarda in TV, e c’è chi arriva a spendere anche mille euro per assistere a una serata di Sanremo dal vivo. Allora mi chiedo: com’è Sanremo, visto dalla tua prospettiva in orchestra?
R: È molto più vicino alle persone, nel vero senso della parola. Quest’anno ho avuto il privilegio di suonare proprio sotto il palco: avevo Carlo Conti e tutte le vallette a un metro di distanza. È bello, perché è come essere immersi nello spettacolo, parte integrante di ciò che accade.
D: Ti dico la verità: è da tempo che non guardo Sanremo. Per questo voglio chiederti… tutto quello che vediamo, quella grande costruzione scenica – e tu che sei una donna di spettacolo lo sai bene – a telecamere spente viene smontato da tensioni e isterismi?
R: Assolutamente no. Per me questo è il quattordicesimo Sanremo, e posso assicurarti che dietro le quinte si respira un bellissimo clima. Ormai ci conosciamo tutti da anni e si scherza su quello che succede, sia in sala sia tra di noi. Noi orchestrali, ad esempio, abbiamo l’auricolare, e il nostro maestro spesso ci fa battute durante la diretta… e le sentiamo solo noi!
Quindi, anche se le ore di live sono tante e impegnative, la tensione si stempera parecchio. Ti dirò di più: durante la pubblicità i presentatori escono e parlano con il pubblico, per capire se lo spettacolo piace, se sono stanchi… oppure dialogano con noi dell’orchestra. Si crea un bel rapporto. E quando c’era Fiorello, in alcune edizioni, era uno show nello show: durante le pause pubblicitarie infatti ci intratteneva con uno spettacolo tutto suo!
D: Ma tra i cantanti… ci sono quelli simpatici e quelli un po’ meno, giusto?
R: Beh, come in tutti gli ambienti: ognuno ha il proprio carattere. C’è chi è più aperto al dialogo, chi un po’ meno. Ma ti dirò che, in tutti questi anni, sono stati davvero pochissimi quelli che hanno preferito non intrattenersi con noi orchestrali.
D: E diciamolo: per te Sanremo non è solo una settimana di lavoro. Spieghiamo quanto dura davvero un Sanremo per una violinista.
R: Sanremo inizia a Roma, nei primi giorni di gennaio, quando cominciamo a preparare le canzoni. Nei primi tre giorni lavoriamo solo noi con il direttore d’orchestra e leggiamo i brani. Poi arrivano i cantanti con il loro management e i direttori musicali – quelli che hanno curato gli arrangiamenti. Per circa 12-13 giorni lavoriamo insieme per definire l’esecuzione dei brani. Poi ci spostiamo a Sanremo, dove passiamo un’altra decina di giorni di prove con regia, ballerini e con tutti gli altri elementi dello spettacolo. Alla fine, dopo la prova generale, iniziamo le prove serali. In tutto questo tempo, si creano legami veri: ormai, dopo quattordici edizioni, conosco tutti – tecnici, fonici, microfonisti, chi lavora al bar, alle pulizie… sono sempre gli stessi.
Si è creata una vera famiglia, con cui viviamo cinque settimane intense, in totale armonia.
D: Ultima domanda su Sanremo. E poi te ne farò un’altra ancora, perché dobbiamo spiegare come ci siamo conosciuti e perché sei qui.
Immagina, per gioco o per un decreto del presidente Mattarella, che fosse toccato a te di scegliere il vincitore del Festival. Chi avresti fatto vincere?
R: Amo molto la voce di Giorgia, il suo stile, il modo in cui si presenta e la sua vocalità. Per cui avrei fatto vincere Giorgia.
D: A quel tavolo vediamo una ragazza bionda e riccia: è Anna. E lei è il nostro “trait d’union”, perché tua figlia gioca nelle Panthers! Anche se non suona il violino, usa comunque i polpastrelli… per fare canestro.
R: Esatto! La mia Anna.
Che ama la musica, ascolta vinili, ama il sax e il jazz.
D: Ma tu speravi diventasse musicista?
R: Non è che lo sperassi… abbiamo proposto a lei e a suo fratello di studiare musica, ma entrambi hanno scelto il basket. E noi abbiamo rispettato le loro inclinazioni.
D: Tu suoni solo il violino?
R: Suono il violino, un po’ la viola e, avendo studiato pianoforte in conservatorio, lo so suonare un po’, ma il mio strumento è il violino.
D: E l’anno prossimo facciamo quindici?
R: Lo spero davvero tanto.
D: Grazie e buona serata.
R: Grazie a te, buona serata!